Incontri
Ieri sera, tornando a casa, rimuginando nel tragitto su quanto sia difficile essere di buon'umore a casa dopo che hai rischiato varie volte di morire sotto tonnellate d'acqua alzate dalla corsia opposta o nelle buche scavate da queste piogge torrenziali di metri 2x2, sulla salita di via cassia sgaravatti sono rimasta colpita dall'umanità che mi si parava davanti. Risalivano a piedi, forse stranieri , una ragazza che teneva due bambini per mano ed un uomo con un altro piccolino per mano ed un ragazzino grandicello che, a capo chino gli stava accanto. Fin lì nulla di strano; spesso si incontrano persone che risalgono quella salita ripidissima e magari non ci si fà granchè caso; ma il fatto è che pioveva e loro erano senza ombrelli. Pioveva e i bambini piccoli camminavano veloci trainati presumibilmente da quella che doveva essere la loro mamma, oscillando entrambi il braccio libero per dare una cadenza alla camminata. Pioveva e avevano scarpe bianche da ginnastica e leggere giacche a vento. Pioveva ed io incolonnata al semaforo li guardavo e mi sentivo un gran dispiacere per tutti loro, anche se non mi dovevo permettere. Perchè potevano essere lì in quelle condizioni per una svariate serie di circostanze:magari la macchina era in panne e loro tornavano a casa a piedi, magari arrivavano alla fermata dell'autobus in cima alla salita che ne passano di più, magari...E' che i due adulti erano davvero giovani e sembravano davvero stranieri, ma non gli stranieri, i nomadi, come siamo abituati noi a vedere con infanti e adolescenti, no, sembravano più nord europei e comunque in quel momento secondo me tutti si stavano chiedendo dove cavolo stessero andando. Il ragazzino passava la mano sulla testa del piccolino per mano al papà e quel gesto dolcemente protettivo mi ha commossa tanto e ho pensato a quei fratelli che non si filano di striscio e a quelli che si amano incondizionatamente.
Poi finalmente è scattato il verde per la decima volta e stò giro era la volta mia e sono andata. E c'ho ancora la loro immagine impressa.
7 Comments:
ho visto il flash con i tuoi occhi e mi ha colpito. il traffico romano non genera solo istinti omicidi allora...
ho visto il flash con i tuoi occhi e mi ha colpito. il traffico romano non genera solo istinti omicidi allora...
Che scena. E mi ha colpito molto.
Leggendo, anch'io ho avuto l'impressione di vedere la scena con i tuoi occhi.
Sono abituato a ricordare Roma illuminata dal sole, sebbene nella mia breve parentesi di vita nella capitale è successo che i temporali mi beccassero per strada senza ombrello, per cui mi è venuta tristezza leggendo di Roma naufragata nella pioggia, per non parlare della donna annegata nel sottopasso. Speriamo che il peggio sia passato.
Ah, tra parentesi, sto ancora sorridendo per il tuo post precedente e aspetto, fiducioso, conferme :-)
Ciao ,hai descritto la scena in un modo talmente reale che ho immaginato di stare io con te in macchina...sono contenta di averti incontrata,un bacio Rox
A volte, dalla macchina, assistiamo a sprazzi di vita come fossero film che ci spaccano il cuore. E ci ricordano quanti privilegi abbiamo ad essere nati in questa parte del mondo.
Sono curiosa, nessuno si é offerto di dare un passaggio? O che so magari un ombrello? Con tanta gente in fila al semaforo possibile che nessuno se ne sia ricordato?
Forse si e loro hanno semplicemente declinato, o forse no.
Comunque la piaggia ci vuole, ma quando é troppo é troppo, speriamo che la situazione migliori.
Un bacio tesó!
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